* GERON BRANDANUS - LA TOMBA DI SATANA *

A proposito della collana "I Racconti di Dracula" vale la pena di spendere qualche parola per un romanzo che, per la qualità della scrittura e le situazioni trattate, si colloca al disopra della media dei testi ivi presentati. E chi meglio dell’esegeta principe di questa collana, il mitico Sergio Bissoli che, appassionatosi all’argomento dopo aver letto il primo libro, nel corso degli anni si dedicò alla ricerca pervicace e certosina di quali fossero i veri autori, ingaggiando addirittura una società d’investigazioni romana che nel giro di breve tempo gli confermò l’assoluta e comprovata italianità di tutti i romanzieri, potrebbe stilarne una puntuale e sfumata recensione?
Il testo in questione è "La tomba di Satana", opera del fantomatico Geron Brandanus che a tutt’oggi non si è ancora palesato nella sua vera identità.


A sinistra la prima edizione ("I Racconti di Dracula - I Serie" - Ed. E.R.P. 1960)
A destra la ristampa ("I Racconti di Dracula - II Serie" - Ed. Wamp 1972)

Già dalla scelta dello pseudonimo si evince che l’autore doveva essere colto e molto preparato. Infatti l’Enciclopedia Treccani tra le varie accezioni di Geron, oltre a quella immediata che sta per vecchio (dal greco geron-ontos), ci segnala che Geronte era il titolo conferito ai primi monaci e preti dell’era cristiana. In quanto al nome Brandanus è palese il riferimento, almeno per chi scrive, a San Brandano di Clonfert (o più raramente Brendano), il mitico ecclesiastico navigatore la cui leggenda è narrata nella "Navigatio santi Brendani" di anonimo autore irlandese del X secolo, dove sono riportati i suoi meravigliosi viaggi apostolici, nella tradizione delle leggende di viaggi della terra di Erin. Non contento di avere inventato uno pseudonimo così ricco di evocative connotazioni storico-letterarie, l’autore ha prestato il proprio nome all’inquietante protagonista, un pastore calvinista, che risulta essere il deus-ex-machina della tenebrosa vicenda.
Una doverosa nota di merito va a Robin Edizioni di Torino che, dietro sollecitazione dell’onnipresente Bissoli, ha ristampato il romanzo nel 2002 con il nuovo titolo di "La tomba del diavolo", mettendolo a disposizioni di tutti gli aficionados, nostalgici e non, che non avrebbero mai potuto leggerlo nella versione originale, stante l’estrema rarità dei primi volumi della collana.


Tiziano Agnelli


"La Tomba del Diavolo" (Ed. Robin 2002)

Dalla presentazione di Sergio Bissoli

Durante la mia lunga carriera di scopritore di libri rari, ho incontrato molti autori misteriosi, con un background difficile da ricostruire. Autori cui ho dedicato lunghi anni ricerche, prima di scovare qualche scarno dato biografico. Per alcuni la ricerca è durata oltre vent'anni, prima di avere una data e un luogo di nascita e, nei casi più fortunati, una foto con dedica.
Ma il nostro autore non è fra questi. Di lui non esiste traccia nei dizionari letterari generici e nemmeno in quelli specializzati.
Questo grande scrittore ha lasciato un'unica traccia: "La Tomba di Satana". Un'opera suggestiva, originale, scritta con uno stile fluido e una suspense elevatissima, venata da profonde riflessioni filosofiche. Si sente che l'autore è un uomo maturo, di grande esperienza, competenza e bravura. Certamente questo non è il suo primo libro. Ma dove sono le opere precedenti a questa? E quelle successive? Sono domande che rimangono senza risposta, in attesa che qualcuno, più fortunato di me, riesca a risolvere questi misteri.
Ho comprato il romanzo nel 1962, alle bancarelle dei libri usati e l'ho letto in un tetro pomeriggio di novembre, con la luce del sole al tramonto, rimanendone profondamente scosso. "La Tomba di Satana" mi ha completamente assorbito e conquistato, cosicché l’ho prestato agli amici e l'ho riletto più volte nel corso degli anni.
È una abissale vicenda sul tema del demonio. Con implicazioni filosofiche riguardo l’essenza e l’esistenza del male sulla terra.
Nella presentazione non compare la dicitura: "Versione italiana a cura di..." quindi manca il vero nome dell’autore.
Sulla ristampa del 1972 nei crediti compare la dicitura: "Versione italiana a cura di J. P. Rodigues", che risulta essere uno pseudonimo di comodo. Mario Pinzauti mi raccontò che l’editore nelle ristampe spesso esplicitava un nome di fantasia, oppure quello di un suo nipote, Antonio di Pierro, per evitare di pagare una seconda volta il vero autore.
Esempio: nella ristampa de "Il destino e la strage" di Pino Belli, compare il nome A. di Pierro, e in quella de Il fiume di sangue di Giuseppe Paci, si ripresenta il medesimo nome. Ma allora chi ha scritto in realtà "La Tomba di Satana"? Fino ad oggi l’autore di questo breve (97 pagine) ma potente ed evocativo romanzo rimane celato nell’ombra.
Infatti la ristampa porta una dicitura errata: versione di A. di Pierro. Perciò l’autore di questo capolavoro rimane sconosciuto (forse è Pino Belli). Sicuramente non il di Pierro che all’epoca aveva 14 anni.
Nel gennaio 2006 l’amico Giulio Andreotti, abitante in provincia di Lucca, mi scrisse: "Io non ho alcun dubbio: "La Tomba di Satana" è stata scritta da Max Dave.
Esempio: in "L’impronta di fuoco" di Max Dave a pagina 117 si legge: In fondo era anche lui una vittima della stupida società umana. A pagina 79 de "La Tomba di Satana" l’ingegner Gruber afferma: Quel mostro ancora più feroce che è la società umana.
Inoltre nei due romanzi si parla di madre e figlia mandate al rogo. Ci sono poi altre coincidenze.
L’alter ego di Brandanus si esprime come molti personaggi (apparizioni, spettri, eccetera) descritti da Max Dave in quasi tutti i suoi romanzi.
Il testo è scorrevole, mentre la caratterizzazione dei personaggi, altamente plausibili, è realistica e sfumata. Brevi e ben riuscite sono le descrizioni degli ambienti, inserite nel contesto di una storia imprevedibile che suscita profondi problemi filosofici.
L’autore, di sicuro nella maturità, è colto, smaliziato e non paragonabile ad alcun altro. Non esiste un romanzo simile a questo tra tutti quelli che ho letto e riletto nel corso degli anni.
I vecchi edifici abbandonati contengono spesso dei segreti. I cumuli di storia trascorsi hanno lasciato qualche segno dietro di loro. I secoli passati non sono completamente svaniti dentro le sale abbandonate e fatiscenti: qui è rimasto ancora qualcosa: una traccia, un ricordo. Nella polvere, nei mattoni ammuffiti e corrosi dal salnitro, c’è qualcosa che non è andato perduto e vi è rimasto impresso.
Basta poco per trovare quella traccia; un po' di sensibilità, un attimo di solitudine e la mente riesce a cogliere quei segni, quegli strani presentimenti, quelle emozioni inspiegabili che trascinano indietro, sempre più indietro...
Allora si corre il rischio di vedere due realtà sovrapposte: quella presente e quella passata. O peggio, si corre il rischio di rimanere intrappolati ed assorbire tutta la terribile eredità che era rimasta sepolta dentro il passato. È questo il tema che permea la tenebrosa vicenda de "La Tomba di Satana".
Un diabolico retaggio medievale s’impossessa di un uomo moderno, razionale, offuscandone la ragione. C’è un enigma tenebroso, immerso in una atmosfera incubica e soffocante. Nel tentativo di risolverlo il protagonista, l’ingegner Gruber, concentra su di sé tutto l’odio che prima apparteneva al suo nemico. È cambiato l’oggetto di questo odio: Brandanus odia gli eretici e Gruber odia gli uomini come Brandanus, ma la paurosa carica d’odio è rimasta inalterata. Gli interrogativi sollevati sono sconcertanti; primo fra tutti: qual’è la soluzione giusta? Non esiste soluzione, perchè risolvere il mistero significherebbe aver trovato il modo di distruggere il male sulla Terra.
"La Tomba di Satana" è una storia unica che non ha paragoni nella letteratura del brivido e del terrore.