* RILETTURE DERRICHIANE *

Loris Rambelli, Il mio Richard. Letture per la nuova edizione dei romanzi polizieschi di Ezio D'Errico, a cura di Renzo Cremante, Compagnia dei Santi Bevitori, Pistoia 2020 ("Libri", n. 2, 99 pp.).

Loris Rambelli, Giallo italiano. Ezio D'Errico direttore di "Crimen", prefazione di Pier Luigi Vercesi, Edizioni Unicopli, Milano 2019 ("Collana Le Quinte. Storie di carta, libri e collane" diretta da Mauro Chiabrando, n. 8, 135 pp., 32 tavv.).

Ezio D'Errico, il più eclettico dei giallisti italiani, è stato pittore, grafico, fotografo, novelliere, romanziere, giornalista, commediografo, in un lungo periodo di tempo, dalla fine degli anni Venti del secolo scorso fino alla sua scomparsa, ottantenne, nel 1972.


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Il primo dei due libri che segnaliamo, Il mio Richard, raccoglie testi pubblicati nel biennio 2016-2018: sono le presentazioni di dodici romanzi gialli, fra quelli che D'Errico scrisse per Mondadori dal 1936 al 1941, riproposti dall'editore Falsopiano in versione digitale nella collana "Fogli Volanti". "La connotazione affettiva dell'aggettivo possessivo nel titolo del volume" scrive il curatore Renzo Cremante "rende ragione della lunga, resistente fedeltà dello studioso non soltanto a uno scrittore, anzi a un artista, troppo a lungo misconosciuto in sede critica e che egli più di tutti ha contribuito a riscoprire e a illustrare, ma anche al suo personaggio più emblematico e rappresentativo, il commissario Emilio Richard, capo della Seconda Brigata Mobile della Sūreté di Parigi, protagonista di venti romanzi polizieschi". Il primo della serie è Qualcuno ha bussato alla porta ("I Libri Gialli", n. 152, 1936) e l'ultimo La nota della lavandaia ("I Libri Gialli", nuova serie, n. 21, 1947), scritto nel 1941, ma pubblicato sei anni dopo per ritardi dovuti agli eventi bellici.

Negli anni Trenta, D'Errico viveva a Torino. Alla fine del 1942 si trasferì a Roma e nel caotico ambiente della Capitale, dopo la Liberazione, svolse un'intensa attività giornalistica. Di romanzi polizieschi, non ne scrisse più, anche se continuò a coltivare il genere come autore di sceneggiati radiofonici.


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Giallo italiano, nel senso di Italia gialla o, se si preferisce, Italia nera, è dedicato al D'Errico giornalista, nel periodo in cui diresse "Crimen. Settimanale di criminologia e polizia scientifica", dal 1946 al 1952 (ma vi aveva collaborato fin dal primo numero, 26 gennaio 1945). A parte i personaggi notissimi, entrati a far parte della storia, come il bandito Giuliano, una folla di uomini, donne, bambini popola le pagine della rivista e ci restituisce il volto del nostro Paese di allora, documentato anche dalle numerose fotografie, che, fra l'altro, valgono per sottolineare la presenza e il ruolo dell'immagine nella cultura letteraria del dopoguerra.

La particolare sensibilità con cui D'Errico giornalista si accosta al mondo del crimine è quella stessa che D'Errico romanziere aveva proiettato in un personaggio di fantasia: quel commissario Richard, il cui metodo d'indagine consisteva nel mettere a contatto la propria umanità con quella degli altri, vittime e delinquenti, innocenti e colpevoli.