* DUEMILA LEGHE SOTTO L'AMERICA *
(Testo di Felice Pozzo)

Si tratta del secondo romanzo pubblicato da Emilio Salgari ed è il primo che, nella sua opera, affronta temi in qualche modo collegabili a misteri e paure.
Come il primo, La Favorita del Mahdi (in volume nel 1887 dopo due pubblicazioni a puntate su due giornali diversi, rispettivamente nel 1884 e nel 1886), fu pubblicato dalla Casa Editrice Guigoni di Milano, con sede in Via Manzoni n°31, nel 1888.
Ma se La Favorita del Mahdi, considerata la mole, vide la luce in un libro di 300 pagine (diventate oltre 400 nelle ristampe), Duemila leghe sotto l'America fu pubblicato in due volumetti di circa 110 pagine l'uno nella famosa collana "Biblioteca Illustrata dei Viaggi".
Era una collana a 50 centesimi al volumetto, di dimensioni ridotte e con caratteristiche copertine illustrate di color azzurro.
Le quattro illustrazioni ai due volumetti sono firmate da Quinto Cenni: non sono di più perchè quelle per le copertine si ritrovano nei testi.


Le copertine dei due volumi nell'edizione del 1888


Copertina dell'edizione in volume unico (1901)

Di evidente ispirazione verniana (Viaggio al centro delle Terra ma anche Ventimila leghe sotto i mari per quanto riguarda il titolo e il combattimento con un polipo gigante), vi si narra di un pericoloso viaggio sotterraneo addirittura dal Kentucky al Perù alla ricerca di un antico tesoro degli Incas (Inchi per Salgari).
L'atmosfera claustrofobica e portatrice di paure è evidenziata dai titoli di molti capitoli: Un terribile pericolo, Il vortice, Le torture della sete, Un lago in fiamme, Le acque bollenti, Una eruzione di lave, Sepolti vivi, Un cadavere e così via.
Salgari non dimentica di abbinare l'istruzione dei suoi giovani lettori (e non solo) al divertimento avventuroso, secondo gli intenti dell'istruire divertendo che sono presenti in tutta la sua opera.
Si sofferma perciò su molte notizie di ogni tipo, abilmente esposte con i dialoghi tra i protagonisti, includendo, ad esempio, la teoria darwiniana (che prediligeva rispetto quella creazionista) e i primi abitatori delle Americhe.
La riuscita avventura sotterranea -così come si è adombrato per Verne- può indurre erroneamente a coltivare pensieri sul mondo perduto di Agharti, che, secondo R. Guénon, avrebbe Ğramificazioni che si estenderebbero dappertutto, sotto i continenti e anche sotto gli oceani, e per mezzo del quale si stabilirebbero invisibili comunicazioni fra tutte le regioni della terrağ.
La circostanza potrebbe essere supportata dal fatto che i personaggi di Salgari accedono al sottosuolo attraverso la famosa caverna del Mammut nel Kentucky, più volte ricordata da Verne senza particolari allusioni, ma anche da altri fantasiosi autori più recenti che la indicano quale uno degli ingressi al mondo sotterraneo, e dal fatto che la fondatrice della Società Teosofica, Madame Blavatsky, avrebbe scritto in Iside svelata (1877) -sempre secondo fantasiosi autori moderni- di un tunnel esteso per oltre mille miglia sotto il Perù e la Bolivia utilizzato dagli Incas per nascondere i loro tesori.
I condizionali sono d'obbligo, naturalmente, e chi scrive non ha mai letto Iside svelata, né i due ponderosi volumi di cui trattasi (migliaia di pagine pseudoscientifiche) sono da ritenersi lettura di Salgari, sino a prova contraria, tanto più che non conosceva la lingua inglese e, per le sue ricerche giovanili (nel 1888 aveva 26 anni), non era attratto da ponderosi testi così lontani dal suo sentire, neppure se fossero stati già tradotti in Italia.
Salgari, in ogni caso, non ha mai accennato ad Agharti durante tutta la sua carriera né poteva averne conoscenza (al contrario di Atlantide) essendo un mito soprattutto letterario e di diffusione cronologicamente posteriore, tranne vaghe allusioni esoteriche con denominazioni e connotazioni completamente diverse, ad esempio in un'opera non di avventure di Louis Jacolliot (1837-1890), che invece conosceva bene.
Vivente Salgari il romanzo fu acquisto da Antonio Bietti & C. di Milano, che ne curò un'edizione in volume unico nel 1904 mantenendo il formato e le caratteristiche originali.


A sinistra edizione in brossura, a destra edizione di lusso

Ancora vivente Salgari, nel 1907, l'opera fu acquisita dai fratelli Quattrini che la pubblicarono con il nuovo e arbitrario titolo Il tesoro misterioso (assegnando all'autore il titolo di Capitano sul frontespizio) come Società Editrice Roma di Como.
L'intenzione -come si verificherà ancora in altre occasioni (che vedremo)- era di far pensare ad un'opera inedita.
Per l'occasione furono aggiunti tre capitoli, dal XVII al XIX, in modo da allungare l'opera.


A sinistra edizione in brossura, a destra edizione di lusso

Al riguardo si presume l'esistenza d'un accordo tra Salgari e Quattrini, tra i quali, peraltro, non correvano buoni rapporti.
Il primo, giustamente, aveva accusato il secondo, in una lettera privata, di essere un "pirata della penna", per via dei suoi numerosi e continui plagi e anche successivamente avverranno episodi spiacevoli che contrariarono moltissimo Salgari, poiché Quattrini assumeva iniziative discutibili nei confronti della sua opera.
Non si ha traccia, in ogni caso, degli eventuali rapporti intercorsi.
Poiché entrambe le nuove edizioni ebbero buon riscontro e furono perciò ristampate più volte, si verificò la presenza sul mercato dello stesso romanzo con due titoli diversi, contribuendo alla fortuna economica degli editori citati.
Non si può dire lo stesso di Salgari che, avendo ceduto a suo tempo la proprietà letteraria dell'opera, non poté usufruire dei diritti d'autore, limitandosi ad assistere alle fortune altrui grazie alle proprie fatiche.