* COLLEZIONE POLIZIESCA *
Diretta da Augusto De Angelis (Ed. Ariete - Milano, 1938)
(Testo di Tiziano Agnelli)

Nel mare magnum della produzione gialla anteguerra si possono trovare delle collane che, pur nella loro effimera parabola editoriale, sono delle chicche che avrebbero di certo meritato miglior fortuna. Nel caso in esame la collana "Collezione Poliziesca" ha rappresentato una delle serie più significative che mai siano state prodotte nel settore. Apparsa nel firmamento del giallo dal gennaio all’ottobre 1938, vera e propria meteora, termina con solo nove titoli in catalogo, il che ci lascia con l’amaro in bocca, vista la qualità delle opere presentate e la dichiarazione d’intenti sul futuro programma editoriale, rilasciate dal curatore: il famoso giallista Augusto De Angelis, padre del Commissario De Vincenzi e uno degli autori più rappresentativi nel panorama giallo italiano di quegli anni. Prima di esaminare in dettaglio la collana occorre fare una precisazione quanto mai doverosa: non sappiamo se sia mai esistita una casa editrice Ariete che abbia pubblicato dei gialli.
Dopo attente ricerche condotte dalla Dott.sa Patrizia Caccia (che ha curato il repertorio "Editori a Milano 1900-1945" Franco Angeli Editore, 2013) si è determinato che questo editore ha fatto del suo meglio per rimanere nell’ombra. In OPAC (il catalogo delle librerie italiane) gli unici titoli presenti sono quelli della collana, più un saggio del De Angelis sulla grande attrice teatrale Dina Galli. Dal 1939 in poi niente altro abbiamo reperito, arrivando così al breve saggio su Marilyn Monroe del 1954; una pubblicazione quindicinale di cinema dal titolo "Super fotofilm" di breve durata 1954-1955, un’altra titolata "Collana Ariete. Grandi film" di cui si conosce il N. 8 del 15 agosto 1954 e qualche collana di fumetti tra cui: "Albi Ariete-Grandi Avventure" 6 numeri tra il 1954 e il 1955 e "Zeffirino", 26 numeri tra il 1953 e il 1956.
In compenso è esistita e ha operato in quei tempi una S.A. Tip. "Aracne", che oltre all’attività tipografica risulta averne avuta anche una editoriale, se pur di libri di genere diverso da quelli che qui prendiamo in esame. La società fu fondata nell’agosto del 1919 dai milanesi Attilio e Roberto Tremelloni e dal triestino Sergio Rimini e dunque è probabile che le fantomatiche "Edizioni Ariete" siano una diretta emanazione della suddetta Aracne che, guarda caso, risulta come stampatore dei primi tre titoli della collana, poi sostituita dalla S.A. La Stampa periodica fino al N. 6 e dalla Tipografia Ponti & C. per gli ultimi tre numeri, dove comunque la cura della veste editoriale era stata affidata all’Agenzia Grafica Italiana. Ulteriore indizio a sostegno dell’ipotesi che le Edizioni Ariete altro non fossero che un’appendice dell’Aracne, è la presenza di una dicitura sui nn. 2 e 3, che recita: Collezione Poliziesca - Edizioni Ariete e subito sotto Casa Editrice "Aracne" Milano. A riprova che "L’Ariete" probabilmente iniziò la propria parabola editoriale verso la fine del 1937 è la constatazione che sul repertorio: "Elenco ufficiale degli editori, librai, cartolibrai, e dei venditori ambulanti e giornalai che vendono libri" datato 15 ottobre 1937 si fa menzione ad "Aracne" in Via Hayez, 5 mentre non si nomina "L’Ariete". Lo stesso avviene nell’"Annuario Industriale della Provincia di Milano" 1939 dove si segnala la sola presenza di "Aracne" Tipografia Soc. An, Casa Editrice, sempre in Via Hayez, 5.
I volumi hanno un formato tipo Palmine Mondadori, ovvero cm. 18,5x12,5, con una foliazione intorno alle 250 pagine. I traduttori sono Maria Teresa Massa con tre titoli, seguita da Franco Invernizzi (traduttore, scrittore di saggi e di "Cavalcata tragica" nella collana "I Gialli Economici Mondadori" n. 142/1939) con due e da Gianni Veronese e Giovanna Biasotti (1907-1993) poetessa e scrittrice di libri di vario genere, tra cui romanzi per ragazzi, con uno a testa.
Si diceva in precedenza del curatore, Augusto De Angelis, al tempo affermato giornalista nonché autore di pièce teatrali, traduttore, grande appassionato di letteratura poliziesca e già autore di nove romanzi polizieschi, otto dei quali hanno come protagonista il Commissario De Vincenzi, che negli anni ’70 verrà immortalato sul piccolo schermo dall’indimenticabile Paolo Stoppa.
Con riferimento a questa collana vale la pena di considerare la suggestiva ipotesi ventilata dal Professor Pirani, insigne studioso e bibliografo, cioè la possibilità che non fosse stato l’editore a contattare il De Angelis, ma che sia stato lui stesso, che da anni operava nell’ambiente e dunque doveva essersi creato diverse conoscenze, a trovarsi qualcuno che fosse disposto a lanciare una nuova collana di gialli, molto al di sopra della media sia nella scelta dei testi che nella grafica, compatibilmente con le disponibilità finanziarie messe in campo rispetto alla produzione dozzinale del tempo. Non tutti avevano i mezzi finanziari di Mondadori o Sonzogno per affrontare una nuova avventura. Una collana, si diceva, curata sia nei titoli che nelle dotte e puntigliose introduzioni riguardanti gli autori e il contesto in cui collocare la loro opera.

Tali annotazioni (presenti nei risvolti delle copertine riprodotti in questa pagina) erano frutto del retaggio culturale del De Angelis, profondo conoscitore nonché esegeta della letteratura gialla, attento anche alla critica e ai saggi stranieri, tanto è vero che nell’introduzione al N. 2, datato 14 gennaio 1938, viene citata la "Histoire et Technique du Roman Policier" di François Fosca, uscito in Francia l’anno precedente. Del resto De Angelis non aveva mai fatto mistero del suo profondo disprezzo per la cattiva letteratura, tanto da scrivere ne "Il Romanzo Giallo - Confessioni e meditazioni", inserito come premessa al volume "Le Sette Picche Doppiate" edito nel 1940, nella Romantica Mondiale Sonzogno, le seguenti parole: "Se per 'gialli' si vogliono gabbare quei romanzi polizieschi (...) che qualche improvvisato editore imprime e smercia su larga scala in edizionacce scorrette e sgrammaticate che fanno legare i denti e accapponare la pelle, ebbene sì, certo quello sono libri 'gialli' da consegnare alle fiamme. Essi - pessime traduzioni di testi male scelti e poi sgarbatamente mutilati o paranoiche elucubrazioni di cervelli incolti e privi di materia grigia come di scrupoli - hanno da bandirsi e da inseguirsi senza requie fino allo stanamento. Offendono l’adorata lingua nostra, feriscono a colpi di stile il buon senso, sono perniciosi e nocivi come lo sono la volgarità e il mal gusto."
Ne consegue che il De Angelis, per usare le parole del Professor Loris Rambelli nella sua "Storia del Giallo Italiano", Garzanti 1979, collocava il giallo "...a quei livelli della letteratura in cui non sono validi i comuni giudizi etici, ma solo quelli superiori e privilegiati della forma...". Quindi è ragionevole dedurne che voluta, cercata e ottenuta l’occasione di creare una collana propria, il nostro vi sia dedicato con tutta la propria sapienza e arguzia di critico nonché di appassionato lettore di gialli. Che poi fosse in disaccordo con il giudizio espresso dal regime in merito a tale letteratura è confermato in un altro stralcio del suo saggio dove dice: "Il romanzo giallo può indurre al delitto? Oh, io non lo credo (...) Ma, ad ogni modo, per la stessa ragione e con la medesima forza, i romanzi di Bourget possono spingere le mogli all’adulterio; quelli di Prévost le fanciulle alla perversione; quelli di Zola gli uomini all’abbruttimento. E perché non dire che le novelle di Pirandello potrebbero dolcemente, insensibilmente, per un dialetto di rose e anemoni, condurre qualcuno alla follia?".
Il motivo per cui le pubblicazioni cessarono dopo soli pochi mesi, nonostante la precisa dichiarazione d’intenti nel voler pubblicare opere di Anthony Berkeley, John Dickson Carr, Paul Mc Guire, Arthur Gask, Raoul Whitfield e addirittura Jonathan Latimer (questi ultimi due esponenti di rilievo della cosiddetta Hard-Boiled School) del quale accenna, sull’ultimo numero della collana, di aver opzionato l’esclusiva segnando come di imminente pubblicazione due sue opere che "...saranno una rivelazione", non è chiaro. L’Ariete scompare dal panorama editoriale italiano quello stesso anno. È triste pensare a cosa abbiano dovuto rinunciare i lettori dopo questo malaugurato evento, riferendoci alle pubblicazioni preventivate, anche se non sappiamo quanto il De Angelis avrebbe potuto continuare a dirigere la collana, stante le sue sempre precarie relazioni con il regime, che nel 1943 lo condurranno prima alla reclusione che ne minerà irrimediabilmente la fibra e infine ad una morte prematura in quel di Bellagio, sul lago di Como, il 16 luglio 1944, in seguito alle percosse subite da un bravaccio fascista.
Con De Angelis scompare un autore di raffinato talento, un critico arguto e di certo uno dei migliori giallisti che il nostro paese abbia mai prodotto. In quanto agli autori promessi, solo nel 1940 le Edizioni Alpe di Milano proporranno un altro Daly King, nel N. 1 della collana "I Nuovi Gialli", cui fa seguito Mondadori, nel 1941, con un altro inedito al N. 256 dei "Libri Gialli".
Per quanto riguarda Latimer, invece, occorrerà aspettare il 1946 per veder serializzato il suo "The Lady in the Morgue" sulla rivista romana "Supergiallo". Lo stesso titolo verrà riproposto in volume un paio d’anni dopo da Longanesi nella collezione "La Ginestra".
Di seguito forniamo l’elenco dei titoli pubblicati, per dar modo ai lettori di giudicare sulla eccezionalità dell’operazione editoriale voluta e curata da Augusto De Angelis.
Segnaliamo che nel N. 4 e nel N. 6 si fa cenno al programma futuro con l’indicazione come prossima uscita di un altro romanzo di De Angelis, vale a dire "L’avvocato dei gatti" che purtroppo non vedrà mai la luce in questa collana. Sarà solo nel maggio del 1943, con "I Romanzi dell’Enigma" II° serie, editi da Sonzogno, che verrà presentato con il titolo di "L’impronta del gatto". I gialli di produzione straniera erano stati tutti editi nei primi anni ’30, quindi si trattava di una produzione recentissima quando il curatore li scelse per la pubblicazione nel nostro paese; ergo li aveva di certo letti e valutati nella lingua d’origine, altro segno inequivocabile della sua enciclopedica conoscenza in materia. Per i cultori dei delitti impossibili e/o in camera chiusa consigliamo la lettura dei nn. 4 e 7.

N. 1 Augusto De Angelis Il Mistero della Vergine
N. 2 Charles Daly King Il Dramma della Carlinga (Obelists Fly High, 1935)
N. 3 Van Wyck Mason La guarnigione Insanguinata (The Sulu Sea Murders, 1935)
N. 4 John V. Turner L’uomo dal fazzoletto (Death Must Have Laughed, 1932)
N. 5 Augusto De Angelis La Gondola della Morte
N. 6 R. Clifford Knight Il Mistero del Granchio Scarlatto (The Affair of the Scarlet Crab, 1937)
N. 7 Virgil Markham La Danza del Diavolo (The Devil Drives, 1932)
N. 8 E. Charles Vivian Le Diciassette Carte (Seventeen Cards, 1935)
N. 9 Herman Landon Il Dito Rivelatore (Haunting Fingers, 1930)








Alcune delle sovraccoperte originali straniere

PSEUDONIMI E PREMI
Augusto De Angelis ha scritto diversi articoli con il nom de plume di Ario Fiamma.
Il romanzo di Clifford R(eynolds) Knight, sua opera d’esordio, ha vinto nel 1937 il premio di 2,000 $ al concorso "The Red Badge Mistery" bandito dalla casa editrice americana Dodd, Mead & Co., cosa che dimostra ulteriormente l’acume del De Angelis nella scelta meticolosa dei testi presentati. Knight ha scritto anche con lo pseudonimo di Henry Coverdale.
Van Wick Mason, Francis di nome, ha scritto romanzi a quattro mani con Helen Brawner, utilizzando lo pseudonimo di Geoffrey Coffin.
John Victor Turner ha scritto anche come Nicholas Brady e David Hume.
Evelyn Charles Vivian è in realtà Charles Henry Cannell. Ha scritto anche come Charles Cannell e Jack Mann.

ART COVER
Le copertine mostrano una foto su sfondo nero riquadrata da due strisce orizzontali colorate, che mutano il colore di volta in volta, per poi continuare sul dorso. Nell’illustrazione viene sempre riportato un qualche particolare collegato al titolo: quindi abbiamo dei cavalli al N. 1; sagome di aerei per il N. 2; un pugile per il N. 4; un condannato dietro le sbarre per il N. 7; carte da gioco per il N. 8. Inoltre, fatta eccezione per quest’ultimo numero, troviamo sempre in primo piano una figura femminile mutuata da fotogrammi d’epoca. Il logo della collana rappresenta le corna dell’ariete con una stilizzazione che potrebbe essere letta anche come la M. Di Milano. Il tutto per consegnarci un prodotto che, pur senza la magnificenza delle tavole che Abbey & Co. sfornavano da anni per le collane mondadoriane, risulta di stile raffinato nonché irreprensibile eleganza, connotazione che ben si sposa con il tenore mediamente elevato dei testi e delle traduzioni presentate.

RISTAMPE
A ulteriore riprova di quanto sopra evidenziato sta il fatto che i romanzi sono stati più volte ristampati. Il n. 1 nei "Gialli Elios", dell’Editrice Milanese nel 1946, con il titolo di "Allucinazione". Il N. 5 prima con il medesimo titolo nella "Romantica Mondiale" dell’Editore Sonzogno nel 1942, poi con il titolo di "Doveva accadere" nei "Gialli Astra" delle Edizioni Astra nel 1946.
I romanzi di origine anglosassone sono invece stati tutti ripresi ancora nell’anteguerra dalle Edizioni Attualità, a cura di Carlo Brighenti, indi dalle Edizioni Brighenti nel primo dopoguerra. Nel novembre del 1941, quando le Edizioni Attualità presentarono domanda presso il MinCulPop (Ministero della Cultura Popolare) di poter ristampare "La danza del diavolo" ottennero il necessario permesso solo a patto di eliminare dal testo tutti i vocaboli stranieri e, cosa ancor più deleteria, di omettere anche le notizie relative all’autore. Per questo motivo riproponiamo integralmente alcune delle presentazioni contenute nei risvolti di copertina, mai più ristampate. Ennesimo memento, se mai ce ne fosse di bisogno, dell’estrema competenza di De Angelis in campo giallistico.

IN MEMORIA DI UN GRANDE AMICO
Claudio Bruschi (Roma 1953 - Rimini 2009)
Tiziano Agnelli


Si ringraziano la D.sa Patrizia Caccia e il Prof. Roberto Pirani per le illuminanti informazioni gentilmente concesse.