* LA CENSURA FASCISTA NELLA LETTERATURA POPOLARE *

* GIALLI *
Il genere poliziesco per come lo intendiamo oggi, giunse nel nostro paese in piena dittatura fascista.
Per l’epoca si trattava di una piccola rivoluzione nel settore della narrativa che vedeva la predominanza di autori italiani.
Il regime non aveva infatti mai incoraggiato la pubblicazione di autori stranieri (soprattutto britannici, americani e francesi) ed era particolarmente avverso proprio ai romanzi polizieschi in quanto li considerava immorali, per le tematiche trattate nonché espressione di un mondo, specialmente quello anglosassone, i cui valori potevano corrompere gli animi più impressionabili.
Ciononostante il genere conobbe un successo travolgente conquistandosi ben presto estimatori in ogni classe sociale e livello culturale.
Forse fu proprio questa grande popolarità, a spingere il regime, ad imporre verso la metà degli anni Trenta pesanti limitazioni alle case editrici che pubblicavano traduzioni.
Nelle traduzioni dei romanzi, quindi, non dovevano comparire accenni al suicidio (onde evitare pericolosi atti emulativi), scene o riferimenti di tipo sessuale, e affermazioni che sminuissero o ridicolizzassero il popolo italico, inoltre gli editori dovevano impegnarsi a pubblicare anche un certo numero di opere di autori italiani.

Sottostante una lettera proveniente dal Ministero dell'Educazione Nazionale che disponeva il sequestro di un'opera di Agatha Christie, la cui copertina mostrava chiari riferimenti di tipo sessuale ritenuti scandalosi per l’epoca.






* PROTOFANTASCIENZA *
Anche il romanzo di protofantascienza subì, anche se indirettamente, la censura come successe ad esempio alla casa editrice Lattes di Torino.
L’esordio della Lattes avviene nel 1896, ma il vero successo si compie nei primi anni dieci del '900 con la diramazione dell’attività in tre direttrici: quella libraria, quella della distribuzione e quella editoriale.
Sono però gli anni trenta a segnare un periodo difficile per la casa torinese; muore Ernesto Lattes e una seconda riforma scolastica (Riforma Bottai), decisa dal regime a partire dall’a.s. 1937-38, impone l’adeguamento di tutti i libri di testo agli obiettivi culturali del fascismo.
Inoltre, nel 1938, a seguito delle leggi razziali, il Ministero della Cultura Popolare impone all’azienda di sostituire il proprio nome ebraico (viene adottata la sigla E.L.I. - Editrice Libraria Italiana).
Ai testi già pubblicati viene applicata una "pecetta" editoriale con il nuovo nome.
Gli anni quaranta sono duri per la Lattes e per tutti gli italiani; i bombardamenti del 1942-43 distruggono impianti e scorte di carta, impedendo le ristampe di numerosi titoli.
Nel 1944 le autorità della Repubblica Sociale commissariano la casa editrice e, nel marzo successivo, la confiscano in quanto proprietà di ebrei.
Al termine della guerra gli azionisti possono riprendere il legittimo possesso della casa editrice, trasferita di nuovo a Torino, e tornare all'antica denominazione, ma i danni subiti non saranno mai risarciti.


2 copie dello stesso libro con e senza pecetta




* HORROR *
Anno 1944.
Nonostante le imposizioni fasciste i romanzi polizieschi si vendono, i lettori li trovano interessanti, intriganti, ne parlano.
Gli editori capiscono il potenziale commerciale ed approfittando dell’ormai imminente fine del regime sfruttano il termine "giallo" affibbiandolo anche a romanzi che di criminoso hanno poco o nulla.
È il caso dell’editore Donatello De Luigi di Roma che decide di cogliere l’onda commerciale ripubblicando, a pochi mesi di distanza e con una nuova copertina (1), il celebre romanzo di Mary Shelley "Frankenstein" etichettandolo con il termine di "romanzo giallo".

(1) Nel Maggio 1944, De Luigi aveva edito "Frankenstein" nella sua collana "Il Romanzo Nero", nel Giugno, dello stesso anno, Roma viene occupata dagli Alleati e ad Agosto cominciano ad apparire le prime copie, probabilmente gli invenduti della precedente collana, ricopertinate e con la dicitura "Romanzo Giallo".