* EMILIO SALGARI E LA DEDICA RITROVATA *

Dura è la vita del cercatore di libri, collezionista o rivenditore che sia, fatta com’è di levatacce ad ore antelucane, chilometri su chilometri macinati per raggiungere questo o quel mercatino per poi scoprire che c’è sempre qualcuno che ti ha fregato sul tempo.
Fermarsi ad un banco per rovistare nei cartoni e poi sapere che, due banchi più avanti, in contemporanea, è saltata fuori una prima edizione. E tante volte tornarsene a casa con briciole che non ti ripagano neanche delle spese fisse, se non addirittura con le pive nel sacco.
Capita poi che senza colpo ferire, solo perché sei incappato sull’annuncio giusto al momento giusto e ti sei mosso con la rapidità di un furetto, come premio ti becchi la favolosa pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno tanto cara alla cultura irlandese. Nel caso specifico, acquisisci due romanzi di Salgari, uno con tanto di dedica autografa del "Maestro" e l’altro con la gemella redatta dall’ultimo rampollo di "casa Salgari", il famoso Omar che tanto si prodigò per perpetuare la memoria e il mito del padre, anche se non sempre con affermazioni veritiere, per usare un eufemismo.
Quindi l’acquisizione di per sé è stata un bel colpo, visto che la firma di Emilio sui romanzi è alquanto rara, e già così ce ne sarebbe stato da leccarsi le dita.
Però nel caso specifico ci sono un paio di particolari che rendono la dedica una perla unica: uno è il destinatario della medesima, l’altro l’occasione in cui venne redatta, il 31 dicembre 1909, da un Salgari ormai prostrato e depresso, oberato da impegni assillanti e gravami che lo stavano fiaccando definitivamente.
In quell’occasione concesse l’unica intervista, per quel che si sa, a un giovane studente dell’Università di Napoli, facoltà di giurisprudenza, nonché giornalista di origine sarda, ANTONIO CASULLI (1888-1977), che in seguito, il 10/11 gennaio 1910, la pubblicò sul "Don Marzio" di Napoli.
Leggendo le parole sincere e accorate nonché rispettose dell’Autore, traspare la precaria situazione familiare del "Maestro".
Casulli si trattenne per ore guadagnandosi la fiducia e la simpatia di Emilio e della moglie Ida, come testimoniato anni dopo da Omar che affermò: "...Il visitatore riusciva gradito a mio padre...".
Al momento del congedo, il giornalista si portò appresso una copia di "I pescatori di Trepang" ristampato poco tempo prima dalla Casa Editrice Italiana dei F.lli Quattrini di Milano.
Il tema della dedica la dice lunga sulla peculiare empatia che si sviluppò per l’occasione tra i Salgari e il giovane intervistatore. Questa è la ragione per cui il reperto è particolarmente caro ai nostri cuori di collezionisti.
In seguito, Casulli spedì degli spartiti musicali di canzoni napoletane alla giovane FATHIMA, ricevendo debito riscontro con lettere che purtroppo sono andate perdute, e una fotografia autografata dallo scrittore datata 18/7/1910. Ma i rapporti epistolari dovettero in qualche modo avere seguito anche dopo la prematura scomparsa del "Maestro", come testimonia la dedica affettuosa a firma Omar datata 1942.
Questa è una di quelle circostanze in cui la dea bendata si è dimostrata benigna nei nostri confronti, permettendoci di acquisire due dei pezzi più significativi di tutta la collezione di Delitto & Paura.


La copia de "I Pescatori di Trepang" appartenuta a Antonio Casulli
con dedica autografa di Emilio Salgari.


Primo piano della dedica.


La copia di "Mio Padre Emilio Salgari" che Omar Salgari
autografò con dedica per poi donarla a Antonio Casulli.


Primo piano della dedica.

Per chi volesse leggere il testo integrale dell’intervista, nonché approfondire alcuni aspetti della vita di Casulli e apprendere notizie anche inedite sullo scrittore, si consiglia la lettura di un testo uscito a Maggio 2022 per ODOYA, Città di Castello (PG): trattasi di "La vera storia di Emilio Salgari", opera dell’acclarato decano degli studiosi salgariani, Felice Pozzo.

Delitto & Paura - 6 Giugno 2022